Sopra-vivere nell’inferno: una eredità calviniana

  • Author: Stefano Redaelli
  • Institution: Uniwersytet Warszawski
  • Year of publication: 2016
  • Source: Show
  • Pages: 163-176
  • DOI Address: https://doi.org/10.15804/IW.2016.07.09
  • PDF: iw/07/iw709.pdf

Surviving in the “Inferno”: a legacy of Calvino

the present study aims to highlight two survival strategies in the “inferno of the living” that emerge from the analysis of Invisible Cities: lightness and gaze. the value of lightness is visible in the “thin cities”, which share a fragile architecture, the contrary reaction opposing the heaviness of living, the distance from the ground. “the hidden cities”, in turn, provide the motive for a reflection (a lecture) on gaze, with the aim of training the gaze to “recognize that which is not hell”: the happy city inside the unhappy city. In Invisible Cities, Calvino’s gaze still has an ethical and civic function (present in The Day of a Scrutineer). this function, however, will give way to the epistemic and scientific function of Mr. Palomar (from The Cosmicomics onwards), whose eye is exclusively concerned with measuring the limits of knowledge, which never extends, in a revealing way, from the natural world to the human world. thirty years after Calvino’s death, amongst the many legacies leftby his multifaceted literary work, we can recover the ethical and civic dimension expressed by the values of lightness and gaze.

Il presente studio vuole mettere in evidenza due strategie di sopravvivenza nell’“inferno dei viventi” che emergono dall’analisi de Le città invisibili: la leggerezza e lo sguardo. Il valore della leggerezza trova visibilità nelle “città sottili”, accomunate da un’architettura esile, dalla reazione contraria e opposta al peso del vivere, dalla distanza dalla terra. “Le città nascoste”, a loro volta, offrono lo spunto per una riflessione (lezione) sullo sguardo, al fine di educarlo a “riconoscere ciò che inferno non è”: la città felice contenuta nella città infelice. Ne Le città invisibili, lo sguardo di calvino è ancora portatore di una funzione etico-civile (presente ne La giornata di uno scrutatore), che lascerà il posto (dalle Cosmicomiche in poi) a quella scientifico-epistemica di Palomar, il cui occhio è intento esclusivamente a misurare il limiti della conoscenza, che non si estende mai, in modo rivelatore, dal mondo naturale a quello umano. A trent’anni dalla morte di Calvino, tra le numerose eredità che la sua poliedrica opera letteraria ci lascia, possiamo recuperare una dimensione etico-civile, espressa dai valori della leggerezza e dello sguardo.

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